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MiCA: le regole europee ammazzano un settore crypto e Bitcoin già moribondo in Europa. 5 DANNI irreparabili

Il MiCA produce i suoi effetti, e agli investitori europei conviene meno di zero.

Il MiCA ha già prodotto tanti dei suoi effetti. E per un’Europa che già non eccelleva per flussi di capitali e per volumi sul mercato crypto (il problema è anche sui mercati tradizionali, ça va sans dire) i risultati sono stati peggiori di quanto si aspettassero non solo i più ottimisti, ma forse anche i più pessimisti.

Un coacervo di regole, spesso cervellotiche, che hanno il profumo più dell’inchino verso il potente che di vere protezioni per gli investitori. Si è fatto tanto sugli exchange – salvo poi però utilizzare come un randello certe regole – si è fatto anche troppo sul fronte stablecoin, con il mercato che è diventato asfittico, monopolistico e in ultimo peggiore di quello degli omologhi americani, ma anche asiatici (nel grosso dei casi).

Di più: BCE – terrorizzata dall’arrivo delle stablecoin americane anche in Europa, sta chiedendo ulteriori restrizioni. Sbagliando, di grosso, almeno se gli interessi che contano di più sono quelli della popolazione e non quelli di Francoforte. Ci sono almeno 5 conseguenze inaspettate (ma che avevamo previsto) di questi primi mesi di MiCA – vediamo insieme quali sono.

MiCA ci saremo sbagliati?

Sì, i giochi di parole a tema MiCA sono stantii e poco divertenti, ma non riusciamo a farne a meno. In un approfondimento che sarà piuttosto pesante, una battuta iniziale servirà a alleggerire il clima. Cosa sta succedendo con il MiCA?

Monopolio stablecoin, senza alcuna protezione aggiuntiva per gli utenti

Tether non c’è più, perché non ha voluto rispettare le regole imposte dal MiCA. Giusto così, no? Ci sono delle regole e vanno rispettate. Il mercato è completamente in mano ora a USDC di Circle, che invece il bollino UE l’ha ottenuto. Anche questo giusto così.

Se non fosse che USDC conserva ancora la quasi totalità delle sue riserve negli USA – e secondo regole che non sono in linea con quelle europee.

A Circle infatti è stato riconosciuto il regime di doppio emittente. Vuol dire che deve garantire con capitali secondo le regole europee (depositi in banca per una certa percentuale, no 100% titoli come bond) solo gli USDC emessi in Europa. Tuttavia gli utenti europei possono comunque avere in portafoglio degli USDC emessi in America, perché sono 100% identici.

La situazione nella quale ci troviamo a operare è la seguente: USDC ha riserve simili a quelle di Tether per composizione, con investimenti che secondo l’UE non dovrebbero essere permessi a un emittente di stablecoin. Con il regime del doppio emittente anche le riserve di USDC non sono compliant – il che vuol dire che per l’UE sono pericolose, ma c’è comunque il bollino.

Volendo evitare la più classica delle buste verdi, lasciamo il commento ai nostri lettori.

Mercati meno liquidi

Gli europei si trovano ora a fare trading su mercati che sono in linea di massima separati da quelli degli altri continenti e su coppie che hanno meno profondità di mercato. Il grosso delle volte non è un problema, su coppie però che riguardano crypto poco liquide il problema si ingigantisce.

Binance USDC
Benvenuti nel magico mondo delle coppie… meno liquide, anche quando c’è BTC di mezzo

Spread maggiori, maggiore rischio di spostare significativamente il prezzo (fino a reiquilibrio) con grandi ordini, etc. etc. Anche la presenza dei market maker è scarna. E quando gli exchange comunque arbitrano ricorrendo a order book globali, c’è un passaggio in più che rende la cosa mediamente più complicata e costosa.

Anche chi fa trading su exchange (regolamentati in Europa) molto liquidi avrà notato più di qualche volta degli swing di prezzo che sui mercati globali (e prezzati il grosso delle volte in USDT) non ci sono stati.

Restrizione della concorrenza

La compliance ha dei costi – e per alcuni exchange sono insostenibili. Tant’è che sono diversi dei player globali che sono ancora in corso di registrazione e che hanno di fatto sospeso i servizi per gli investitori europei.

Questo vuol dire che gli europei oggi hanno meno libertà di scelta, anche quando questa dovesse ricadere su exchange che per solidità non hanno nulla da invidiare a quelli registrati in Europa e con bollino MiCA.

Dato che ci sembra di ricordare una certa apertura dell’UE al libero mercato, ci sentiamo di ritenere questo effetto come collaterale e non voluto. Eppure è tra noi. Nel grafico la crescita di EURC, stablecoin legato all’Euro. Impennata, sì, ma si tratta pur sempre di 220 milioni di euro, noccioline rispetto a quanto avviene oltreoceano.

Assenza totale di controlli

Se è vero che gli exchange non registrati sono pericolosi, non si capisce come non si sia ancora intervenuti a limitarne l’accesso dalle utenze europee. La verità è che le strutture dei regolatori si muovono con una lentezza che è biblica già quando si parla di mercati tradizionali, figurarsi quelli crypto.

Il residente in Europa che vuole accedere ai pericolosissimi – secondo l’UE – exchange non registrati secondo il MiCA non deve fare altro che aprire un browser, digitare un indirizzo, e fare quello che vuole. A cosa servono allora le autorizzazioni, le compliance, i lunghissimi processi di analisi di chi otterrà una licenza europea?

Morte del settore

La compliance per emettere un token è così assurda – a partire dall’analisi delle emissioni e dell’impatto ambientale del proprio progetto crypto – che non ci risulta che ci siano progetti che abbiano deciso di lanciarsi in Europa.

Direte: poco male. Probabilmente sì, ma vedere aziende miliardarie tutte negli USA o in Asia la dice lunga su cosa ci stiamo perdendo. Perché l’Europa non la sua Tether, la sua Circle, la sua Coinbase, la sua Deribit, la sua ecc.? Perché le regole sono assurde e perché per chi vuole tentare un’impresa di questo tipo il primo task della lista è prendere un aereo e andare altrove. Situazione pessima prima del MiCA, peggiorata ulteriormente dopo l’arrivo di certe regole.

Si dirà che qui le cose si fanno diversamente. È vero, ma non ci risulta che meno investitori perdano denaro o vengano truffati, o che ci siano mercati più liquidi e più sicuri di altrove, dove non si rispettano le regole in quanto tali, ma soltanto quando hanno senso.

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