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SUI HACK post mortem: la conta dei DANNI ed il dibattito tra decentralizzazione e censura

Sui e l'hack al protocollo Cetus: tutto quello che è successo ed una riflessione sulla natura di questa blockchain.

L’altro ieri è andato in onda l’ennesimo hack della storia del mondo crypto, coinvolgendo la blockchain Sui e tutto il suo ecosistema. In realtà l’attacco non è stato alla rete ma al suo protocollo DeFi Cetus, con gli attaccanti che sono riusciti a rubare circa $223 milioni sfruttando un bug dello smart contract.

Una grossa parte di questi fondi, $163 milioni, sono stati congelati tramite un “intervento speciale coordinato con tutti i validatori di Sui. La restante fetta dei $60 milioni è stata portata su Ethereum e non potrà più essere recuperata in alcun modo.

Ad un giorno da questo spiacevole evento, cerchiamo di fare il punto della situazione e calcolare gli effettivi danni economici allocati alla community. Affrontiamo poi una doverosa riflessione sul delicato rapporto che c’è tra libertà e censura, in un contesto come quello di Sui dove, a quanto pare, quando le cose si mettono male c’è qualcuno dall’alto pronto ad intervenire bloccando arbitrariamente le transazioni.

Sui hack: affondano i token dell’ecosistema

Sicuramente chi è rimasto più scottato dall’hack di Sui sono i token appartenenti alla chain. Durante l’attacco a Cetus, le liquidity pool sono state bersagliate con dei “spoof tokens” ( monete false), grazie alla vulnerabilità scoperta nei contratti intelligenti del DEX. Il risultato è che ad oggi la maggior parte delle monete di questo ecosistema si trovano in grave affanno, con perdite che sono arrivate anche al -80% in un solo giorno.

Osservando la dashboard di Dexscreener, possiamo notare facilmente il bagno di sangue. Qualche moneta è riuscita a salvarsi ed ha recuperato parte della folle discesa registrata ieri, sulla scia della promessa della Sui Foundation di ridistribuire alla comunità il denaro rubato.

Vediamo ad esempio come il token LOFI, che riporta quotazioni diverse due DEX ( uno Cetus e l’altro Turbos), sia riuscito a passare dal -75% al -23%. A tal proposito, sembra che proprio nelle ultime ore molti LP providers e traders si stiano spostando sulla piattaforma Turbos, che dice di non essere stata in alcun modo affetta dall’hack. Troviamo quindi alcune quotazioni un pò sballate. 

Sui ecosistema dopo hack
Token ecosistema SuiFonte dati: https://dexscreener.com/sui

Ad ogni modo, l’evento è stato visto complessivamente come una grossa perdita di fiducia nei confronti dell’ecosistema, dunque è probabile che l’appetito per i rischi verso queste monete andrà scemando. Le memecoin più degen sono state ruggate completamente. Se avete qualche neurone fuori posto e volete fare trading in questo marasma, assicuratevi quantomeno di selezionare i contract corretti dei token perchè ne stanno uscendo molti fake.

il token SUI sopravvive all’hack

Il token SUI pare essere uno dei pochi, se non l’unico, ad aver superato l’hack senza grosse ripercussioni sul suo prezzo. Questo perché, come accennato sopra, la vulnerabilità non è stata scoperta nel codice della chain ma in uno smart contract di un protocollo appoggiato su di essa. Chiaramente, visto che Cetus era il primo LP dell’ecosistema, l’effetto contagio si è subito sentito ma attualmente tutto sembra essere tornato alla normalità.

Ieri SUI ha perso solo l’1%, dimostrando una certa solidità di fronte ad un attacco che a prima vista sembra poter creare non poche effetti collaterali. Nella candela daily di oggi scende ulteriormente del 1,7%, solo ed esclusivamente a causa della frenata di BTC dal suo rally sopra i massimi. Nell’ultimo mese rimane comunque estremamente positiva con una performance da +29%. Addirittura, il mercato sembra essersene completamente fregato di quanto accaduto con i validatori della rete, di cui ora parleremo in un ottica per lo più filosofica ed etica.

SUI price action
SUI prezzoFonte dati: https://it.tradingview.com/chart

Decentralizzazione sacrificata per convenienza: il vero costo dell’hack

La conseguenza principale dell’hack di Sui è stata la necessità di rivelare la vera essenza della chain, con la Foundation che è potenzialmente in grado di decidere arbitrariamente come gestire queste situazioni. Subito dopo l’attacco c’è stato infatti un rapido coordinamento dei 114 validatori esistenti, che hanno deciso di escludere dai blocchi le transazioni dell’hacker. Ciò significa che Sui non è una rete tecnicamente decentralizzata, in quanto può scegliere senza il consenso pubblico di censurare transazioni a sua scelta.

Chiaramente questa è stata una misura d’emergenza, la quale, se non messa in atto, avrebbe fatto perdere ben $163 milioni all’ecosistema. Una storia simile è accaduta poche settimane fa su HyperLiquid durante l’attacco all’HLP, così come in altre situazioni border-line su molte catene del mondo web3. Non siamo qui per giudicare nessuno ma per farvi riflettere su quali siano i valori che volete ritenere  davvero fondamentali nel mondo crypto.

Il mercato ha dimostrato sul versante prezzi di non essere realmente interessato alla “decentralizzazione”, in quanto sia su SUI che su HYPE ( token di HyperLiquid) non c’è stato nessun sell-off dato da una possibile reazione indignata degli utenti. Dall’altra parte c’è inevitabilmente quella falsa promessa di libertà ed autonomia a cui si ispirano quelle blockchain, il cui potere è relativamente accentrato a pochi individui, che possono intervenire, se necessario, per “aggiustare le cose”. In tal senso, il fattore “decentralizzazione” è solo marketing. Non sono blockchain permissionless come Bitcoin, ma reti dove qualcuno potrà potenzialmente un giorno bloccare le vostre transazioni.

Scegliere da che parte stare è vostra competenza. L’importante è essere coscienti di cosa sta scegliendo.

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