Alle provocazioni si può rispondere con altre provocazioni, preferibilmente in modo intelligente. Il riferimento è ancora una volta alle parole che Paolo Savona, presidente di CONSOB, ha pronunciato la scorsa settimana durante il Festival dell’Economia di Trento. Parole dure, parole però già sentite in larga parte.
La solita dicotomia tra moneta pubblica e privata – interessante fino a un certo punto – e un certamente più interessante attacco al MiCA, il complesso di regole che ora norma il mondo crypto in tutti i paesi dell’Unione.
Tornando alla provocazione di Savona e poi alla nostra: il presidente di Consob ha ragione, anche se a metà, su un fatto: il MiCA è, nel migliore dei casi, discutibile. Difficile dargli ragione sull’annunciata obiezione di coscienza. Non ci risulta infatti che tale diritto sia in capo al Presidente di Consob né ci risulta che possano essere ignorate regole che sono state votate dai parlamenti. Ma questa è materia per gli esperti di diritto e non certamente per questa testata. Approfittiamone dunque per parlare di MiCA e dei risvolti (pessimi) che ha avuto sulla parte più rilevante del mercato crypto, quella delle stablecoin.
Non tutte le regole sono positive – e il MiCA lo ha già dimostrato
Come abbiamo detto sopra, non intendiamo commentare il desiderio espresso da Savona di opporre un’obiezione di coscienza all’applicazione del MiCA. A quanto ci risulta non esiste un tale diritto in capo a autorità di quel rilievo, che dovrebbero dunque applicare la legge e adoperarsi affinché sia applicata. Non abbiamo – non ce ne voglia il presidente di Consob – neanche capito in che modo andrebbe a esplicarsi tale obiezione e dunque la lasceremo nel cassetto delle cose da commentare.
Quello che ci interessa più da vicino è il gruppo di norme contenuto nel MiCA che ha già prodotto degli effetti importanti, ovvero quelle che riguardano il mondo delle stablecoin.
I risultati già ottenuti dal MiCA
Il più grande risultato ottenuto dal MiCA, per il momento (e non nascondiamo un certo timore di vedere arrivare gli altri) è quello di aver reso il mercato stablecoin in Europa un monopolio.
Facciamo però qualche passo indietro: a livello globale il mercato delle stablecoin – le criptovalute ancorate a valute classiche – è già un duopolio, nonostante sia un mercato libero e nonostante la possibilità per tutti di lanciare il proprio.
Da un lato abbiamo Tether USDT, che vale oltre 150 miliardi di capitalizzazione, dall’altro invece Circle USDC, che ne vale circa 60. Dopo questi due praticamente il vuoto.
Abbiamo $DAI – stablecoin algoritmica – con 5,3 miliardi di circolante, poi abbiamo Ethena USDe, che più che una stablecoin è un fondo irregolare che opera dei lucrativi basis trade.
Token Stable | Capitalizzazione | Tipologia |
---|---|---|
$DAI | ~5,3 miliardi di dollari | Algoritmica |
$USDe | ~5,2 miliardi di dollari | Fondo che fa basis trade su futures |
$USD1 | 2,1 miliardi di dollari | Stablecoin legata al progetto WLFI di Donald Trump |
$FDUSD | 1,6 miliardi di dollari | Con riserva |
$PYUSD | 890 milioni di dollari | Con riserva, di PayPal |
Dai numeri è evidente che la struttura del mercato ha premiato i primi due, ovvero USDT e USDC, che insieme valgono ora più di 200 miliardi di dollari di capitalizzazione.
In un contesto del genere, l’arrivo del MiCA, che ha di fatto estromesso USDT dai lidi europei, ha consegnato il mercato nelle mani di un solo concorrente. Per i consumatori, a prescindere dalle motivazioni che abbiano portato a questa situazione, un peggioramento netto.
L’altro risultato: non è vero che…
C’è un’altra questione che abbiamo affrontato soltanto noi di Criptovaluta.it® e che riguarda la composizione delle riserve obbligatorie in UE per avere una stablecoin che abbia il bollino MiCA.
Per le stablecoin di grande rilevanza (per numero di detentori o per capitalizzazione di mercato) è imposta una riserva cash del 60%. Detta in parole più semplici: USDC (e tutte le altre che otterranno ok dal MiCA) dovranno avere il 60% delle loro riserve depositate conti bancari europei. Anche per chi non è aggiornato sul funzionamento del sistema bancario, è evidente che la cosa possa essere fonte di enormi problemi, tanto per il sistema bancario quanto per il mondo crypto.
- Depositi non assicurati
Parliamo di cifre importanti che vanno ben oltre quanto viene garantito dal fondo interbancario. In breve: se una delle banche custodi dei fondi delle stablecoin dovesse avere problemi di liquidità (immaginate nel caso di una corsa agli sportelli), la stablecoin interessata non avrebbe più accesso ai fondi per convertire i suoi token di nuovo in valuta classica.
Facciamo un caso di scuola, nella ferma speranza che mai si verifichi nel mondo reale. EURMM, una nuova stablecoin nata per essere in linea con i requisiti del MiCA, diventa molto popolare. Arriva a 10 miliardi di euro di capitalizzazione, che distribuisce per 6 miliardi in banche europee. Facciamo che siamo 5 e che ognuna custodisca 1,2 miliardi di riserve della cripto stable.
Possibile evento I: il mercato crypto corregge in modo importante e in tanti vogliono uscire anche dai loro stablecoin. Inviano EURMM al gestore, e chiedono indietro euro. Sapranno bene i nostri lettori che non è detto che tutti gli euro depositati in banca siano effettivamente lì. E sappiamo anche che è possibile che una banca possa avere difficoltà a rimborsare in tempi brevi certe cifre. Conseguenza: panico appena si diffonde la notizia delle difficoltà di conversione, depeg (ovvero perdita del valore di 1€), altre richieste di prelievo, fino a toccare anche gli altri istituti, mettendoli a loro volta in difficoltà.
Possibile evento II: una delle banche custodi, in mezzo a una crisi finanziaria di proporzioni importanti – finisce per l’avere difficoltà nel rimborsare gli euro che ha in deposito. Si verificherebbe una situazione simile a quella del possibile evento I.
- Il problema di uno può diventare il problema di tutti
Dato che gli istituti di credito non sono infiniti e dato che sono certamente pochi quelli che hanno voglia di avere a che fare con emittenti di stablecoin (i cui depositi possono essere molto volatili), è molto probabile che diversi stablecoin abbiano riserve nelle stesse banche. Una condizione di stress causata da una stablecoin in crisi rischierebbe di trasmettersi alle altre. Effetto contagio potenziale aumentato, invece che diminuito, dal MiCA.
- Sì, ci sono degli stress test, ma…
Sono presenti degli stress test ai quali vengono sottoposti gli emittenti di stablecoin in Europa. Ma delle due l’una: o il mondo crypto è ormai “solido” e “poco volatile” come quello degli asset tradizionali, oppure non lo è e dunque gli stress test valgono quello che valgono.
Impossibile fare profitti
Non sapevamo di avere bisogno di una ciliegina sulla torta in un regime che troviamo già di peggioramento assoluto rispetto a quanto si aveva fino a poco tempo fa – e rispetto a quanto si sarebbe potuto avere.
Va però aggiunta – portate pazienza – un’altra questione. Circle – che è società che emette USDC e che si vanta di essere quella più compliant con i regolamenti e le leggi di tutto il mondo, porta a casa già profitti risicati.
Secondo quanto inviato a SEC in un form S-1 pre-quotazione in borsa, il gruppo ha portato a casa soltanto 155 milioni di dollari i profitti a fronte di una quantità di depositi importanti.
Questo mentre i tassi sul debito USA sono ai massimi da 30 anni e mentre i costi di compliance sono ancora relativamente contenuti.
Con il regime imposto dal MiCA, si imporrebbe, a peggiorare la situazione, un deposito di 60% non fruttifero in banca.
Se queste regole dovessero esistere a livello globale, per Circle (la prendiamo ad esempio perché i suo conti sono ora pubblici), dovrebbe rinunciare a ricavi per circa 900 milioni su 1.600 di ricavi. Per un gruppo con 156 milioni di dollari di profitti, le conseguenze sono aritmeticamente nella disponibilità di tutti.
Si poteva fare diversamente?
Sì, si poteva fare diversamente. Se il punto era quello di tutelare gli utenti, si sarebbe potuto ragionare su un deposito direttamente presso la banca centrale, che avrebbe tutelato gli utenti e garantito anche dei ritorni agli emittenti di stablecoin.
Ci si sarebbe però trovati in una curiosa situazione: i depositi bancari sottoposti a possibilità di riserva frazionaria, ovvero alla possibilità che le banche non li detengano al 100% e che li vadano prestando in giro da un lato, e stablecoin con riserva al 100% dall’altro.
Nessuno dotato di senno avrebbe preferito la prima ipotesi alla seconda, scatenando così una perdita importante di depositi degli istituti bancari.
È indubbio che il MiCA abbia dovuto dunque accontentare anche il sistema bancario, rendendo però – dovrebbe essere evidente dalla nostra disamina, più rischiose le stablecoin e più rischioso il mondo bancario che vi sarà collegato.
Tornando, con la provocazione che vi avevamo promesso, alla questione Savona, sì, ha più che ragione a scagliarsi contro il MiCA. Probabilmente però per i motivi sbagliati.