Siamo in una bolla? Con il mondo che – dice Cassandra – sta per andare in frantumi, debiti pubblici fuori controllo, ma azionario (USA e UE) vicino ai massimi e Bitcoin sopra i 100.000$, di argomenti pro bolla ce ne sono tanti. Tuttavia, ancora una volta, le cose sono più complicate di quanto potrebbero apparire.
Bolla è un termine di grande fortuna nell’analisi economica, soprattutto quando deve essere spacciata sui giornali con quel pizzico di sensazionalismo che tiene i lettori incollati agli schermi. E soprattutto quando prima o poi, come l’orologio rotto che segna l’ora esatta almeno 2 volte al giorno, ci si becca inevitabilmente.
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Cassandra ha parlato: siamo in una bolla
Aiuto, siamo in una bolla. È il tempo di ritirarsi e di aspettare tempi migliori. O magari di rientrare quando tutto sarà inevitabilmente crollato e ci saranno i prezzi giusti per fare grandi affari. Ci sono diversi problemi però con questo atteggiamento:
- Dire che sta per scoppiare una bolla non costa nulla;
- Si dice molto spesso, soprattutto di Bitcoin. Qui il direttore di Criptovaluta.it® Alessio Ippolito ci spiega come funziona;
- Prevedere le bolle è come prevedere i terremoti. Prima o poi accadranno, ma non avere un orizzonte temporale preciso NON aiuta a proteggersi dai danni;
- Se si è fermi con il proprio capitale, stiamo comunque perdendo dei soldi;
Su cosa si può fare mentre si aspetta, se non si vuole essere direzionalmente esposti verso il mondo crypto o verso qualunque altro asset, abbiamo parlato nella nostra ultima live YouTube che trovi qui:
Ora passiamo però a considerazioni possibilmente più profonde. Ovvero a quelle che partono dai dati e che dicono sì o no all’esistenza di una bolla.
Quotazioni su P/E Ratio molto alti: sì, siamo in una bolla
In tanti stanno guardando ad esempio all’incredibile quotazione di Circle. Voleva ottenere una capitalizzazione intorno ai 6 miliardi di dollari. A due settimane dall’avvio degli scambi, il titolo scambia intorno ai 240$. Il che vuol dire una capitalizzazione di mercato di circa 58 miliardi di dollari.
C’è certamente FOMO, c’è certamente hype, soprattutto sul tema stablecoin. Ma una rondine non fa primavera e una quotazione che in tanti ritengono esagerata non è segnale di una bolla.
Tornando al P/E Ratio: è il rapporto tra il prezzo dell’azione e i profitti divisi per il numero di azioni. Dato che per il 2024, in un anno relativamente di grazia, Circle ha portato a casa 160 milioni di dollari circa di profitti, ci sta ritenere che la corsa del titolo sia ritenuta esagerata.
In realtà l’azionario è quasi fermo da un po’: no, non siamo in una bolla
L’azionario è alle stelle? Sì, ma in larga parte lo è grazie alle quotazioni stellari, da qualche tempo a questa parte, delle cosiddette magnifiche sette. Se dovessimo espungere queste azioni dai principali indici, avremmo degli andamenti, se vogliamo, molto più normali.
Ogni considerazione che andrebbe fatta sullo stato del mercato azionario dovrebbe partire anche da questo grafico che alleghiamo.
Bitcoin è ai massimi: ma non è un bolla perché…
Perché almeno rispetto agli altri cicli mancano diversi aspetti:
- Meccanismi degen che spingano l’arrivo di capitali nel mondo crypto.
Nel precedente ciclo c’era il grande entusiasmo catturato dal trust di Grayscale, che scambiava molto sopra la parità e che era diventato una sorta di gallina dalle uova d’oro.
C’erano anche meccanismi DeFi insostenibili i cui guadagni in parte venivano riversati sul top del mercato.
- È Bitcoin, non il resto
Con tutto il rispetto per il settore altcoin, è Bitcoin che sta giocando un campionato a parte. Ed è spinto da investitori mediamente con la testa sulle spalle, a partire da quelli che stanno andando long sugli ETF. Possono essere responsabili di una bolla? Certamente sì, ma siamo lontani dai meccanismi del precedente ciclo.
Il grafico della dominance che alleghiamo dovrebbe essere più che emblematico della corsa verso asset – Bitcoin – che BlackRock come tanti altri ritengono un porto sicuro e non un metro della speculazione.
Bolla no: liquidità ancora sotto controllo
Siamo tecnicamente in territorio restrittivo. Fed non solo è con tassi piuttosto elevati – e non sembrerebbe avere alcuna intenzione di abbassarli per ora – ma continua anche a scaricare titoli a mercato (altra mossa restrittiva in termini di politica monetaria).
Qualcuno obietterà che altre banche centrali stanno facendo l’opposto. Tuttavia è in America che si gioca la partita più importante.
Tant’è che – qui Lutnick del Commercio – il nervosismo nel governo USA per tassi ritenuti troppo alti è… evidente. E non è certamente questo l’ambiente di una bolla.
Bolla sì: si sta operando contro i fondamentali
La cosa riguarda principalmente il settore di maggiore traino per le borse ovvero quello AI. Ad oggi siamo con investimenti miliardari e con piani per renderli profittevoli che non sembrerebbero essere granché solidi.
L’andamento di Nvidia, che riportiamo in grafico – sarebbe per le cassandre un esempio inequivocabile della bolla. Tuttavia sono anni ormai che sentiamo parlare di bolla anche in questo comparto, senza che tutto sommato si sia assistito a nulla di irragionevole.
Prima o poi scoppierà: ma non sappiamo ancora se si sia creata o meno
Nonostante il tentativo delle banche centrali di operare in via anti-ciclica, ovvero comprimendo crescite troppo rapide e cercando al tempo stesso di contenere eventuali bolle e esplosioni, siamo ormai abituati a un ciclo economico che è fatto di boom and burst, ovvero rigonfiamenti e successive esplosioni.
Il grosso dei nostri lettori, essendo giovani, purtroppo vivranno prima o poi l’esplosione di una bolla. Quel giorno forse, dimenticandosi di questo approfondimento, riterranno i profeti di sventura dei gran geni. A forza però di dire che tutto verrà giù, prima o poi si avrà ragione. E non è detto, appunto, che ci voglia del gran genio. Ci vuole soltanto una gran faccia tosta, nel ripetere