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ETF Bitcoin: Fidelity li vuole a tutti i costi | Guerra con SEC

Continua lo scontro tra i principali gestori di fondi su scala mondiale e SEC, che continua a rimandare l’approvazione degli ETF basati su Bitcoin. Una situazione della quale avevamo già parlato qualche giorno fa e che ora, dopo VanEck, vede salire sul pulpito anche Fidelity, altro gestore di enormi proporzioni che sta aspettando un ok da parte di SEC.

Ok che però potrebbe essere ulteriormente rimandato – nonostante le enormi pressioni, come vedremo anche per vie private – dei gestori stessi. Una notizia però non necessariamente negativa per $BTC. Tutt’altro: siamo davanti ad un forte movimento che è spinto, oltre che dagli appassionati, anche dai papaveri dell’alta finanza.

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Fidelity fa pressioni su SEC: i dettagli dell’incontro “segreto

Secondo quanto riportato da Yahoo Finance ci sarebbe stato un incontro lo scorso 8 settembre, attraverso videochiamata, tra Tom Jessop (presidente di Fidelity nella divisione dedicata agli asset digitali) insieme ad altri dirigenti del gruppo diretamente con SEC. Incontro che poi è stato regolarmente registrato, perdendo quell’aura di segretezza che ha già fatto discutere gli specialisti.

Motivo del contendere l’approvazione dell’ETF su Bitcoin che la società ha richiesto ormai diversi mesi fa, in linea con quanto già fatto da gruppi quali WisdomTree e VanEck – per approvazioni che SEC sta rimandando pur senza addurre motivazioni di alcun tipo.

  • Il problema di SEC con gli ETF basati su Bitcoin

L’arrivo di Gary Gensler a capo della SEC aveva fatto ben sperare appassionati e investitori. Gensler è infatti un profondo conoscitore del mondo delle criptovalute e ha tenuto anche dei corsi universitari sulla blockchain e sulle valute che vi operano sopra.

Tuttavia la linea che starebbe emergendo nelle ultime settimane ha fatto un po’ rientrare l’entusiasmo iniziale: Gensler avrebbe indicato due condizioni necessarie per i fondi basati su Bitcoin affinché questi ricevano il semaforo verde da parte dell’authority. Saranno preferiti quando replicheranno l’andamento dei futures su Bitcoin quotati al CME e dovranno avere regole stringenti in stile mutual funds.

  • Il punto di Fidelity

Così come tanti altri gestori di fondi, anche Fidelity ha grande interesse affinché questo tipo di prodotti venga approvato il più velocemente possibile nella prima economia finanziaria del mondo. Neanche a dirlo, a muovere questo grande interesse è la grande domanda da parte di clienti e investitori, istituzionali e non. Con qualche frecciatina nei confronti anche della dottrina Gensler.

I prodotti basati sui futures BTC non sono uno step necessario prima di un ETP/ETF. Le società dovrebbero essere messe in condizione di soddisfare le richieste degli investitori, che vogliono esposizione diretta verso Bitcoin.

Questa l’opinione, inserita anche nel corso della presentazione fatta a SEC, di Fidelity, che ha poi rincarato la dose in una dichiarazione fatta circolare sui principali giornali che si occupano di finanza.

Un insieme crescente e variegato di investitori è alla ricerca di accesso a Bitcoin – e ha bisogno di un mercato di prodotti maggiormente diversificati.

In chiaro riferimento alle pressioni di Gensler affinché le società di gestione dei fondi propongano in via esclusiva prodotti basati sui futures quotati a Chicago. Un braccio di ferro sul quale si sta consumando anche un’importante (ma sotterranea) battaglia politica negli USA, con gli ETF/ETP che faranno probabilmente ancora per qualche settimana da campo di guerra.

Bitwise nel frattempo richiede approvazione di un ETF che rispetta le richieste di Gensler

Gary Gensler avrà una bella gatta da pelare di qui a breve. L’importante gestore di investimenti su asset digitali ha infatti richiesto ieri l’approvazione di un nuovo ETF basato sui Futures Bitcoin – rimuovendo così una delle scuse del repertorio classico di SEC.

Staremo a vedere se nelle prossime giornate se ne saprà di più – o se Gary Gensler riuscirà a cambiare ancora una volta le carte in tavola. Tutto questo, lo ricordiamo, mentre in Europa, in Canada e in Sud America tali prodotti sono ormai una realtà affermata da tantissimo tempo.

Cosa vuol dire questo ritardo per Bitcoin?

Assolutamente niente di negativo – anche se sta pregiudicando l’ingresso di moltissimi investitori – che hanno bisogno di veicoli finanziari di un certo tipo per esporsi verso le criptovalute. Le crescenti difficoltà di SEC segnalano ancora una volta, se ce ne fosse il bisogno, la grande richiesta di prodotti basati su BTC e sui principali asset cripto – prodotti che prima o poi, volente o nolente, l’authority che si occupa della vigilanza sui mercati USA dovrà necessariamente approvare.

Da qualunque lato si guardi a questa vicenda, siamo davanti all’ennesima dimostrazione di forza da parte di BTC – che riflettiamo anche nelle nostre previsioni Bitcoin, ormai sempre più convintamente rialziste. In molti che vorrebbero entrare su questo mercato ancora non riescono a farlo. Cosa succederà quando potranno farlo?

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