Come molte delle componenti della tecnologia blockchain, il termine Smart Contract non è universalmente conosciuto; rimanda ovviamente al concetto classico di contratto, ma non per tutti è facilmente decodificabile che in realtà si tratti di contratti basati su codici crittografici.
Infatti per Smart contract si intende particolari protocolli informatici atti a facilitare la negoziazione o esecuzione di un contratto, tramite la parziale o la totale esclusione di una delle clausole contrattuali, simulandone la logica.
L’intero sistema si basa sul fatto che molte clausole possano essere rese parzialmente o integralmente automatizzate; funzionando su di un codice in grado di “leggere” sia le clausole che sono state concordate, sia le condizioni operative necessarie per poi eseguire in automaticamente il contratto in essere.
Gli Smart contract sono inizialmente nati per creare una sicurezza superiore alla contrattualistica classica, riducendone allo stesso tempo i costi di transazione.
Come sono nati gli Smart Contract
Se quando parliamo di Smart Contract siamo facilmente convinti a considerarli una novità da associare allo sviluppo della tecnologia Blockchain, è più giusto affermare che il loro sviluppo sia legato ad una sperimentazione iniziata negli Anni ’90.
Certamente è solo grazie alla blockchain se gli Smart Contract hanno avuto la possibilità di avere quelle garanzie che nel passato erano necessariamente delegate a una figura “terza”.
L’idea sulla quale si basano gli Smart Contract è stata però partorita da Nick Szabo; un esperto di crittografia americano che iniziò a ipotizzare qualcosa del genere già nel 1993, quando ancora i concetti di internet moderno e di Big Data erano estremamente lontani.
Un poteva modificare il proprio comportamento in funzione degli ordinativi presenti da mandare in lavorazione. Il codice alla base di quell’idea di Smart Contract veniva applicato su un sistema di produzione in una impresa, così che leggendo le condizioni legate agli ordinativi, avviava la produzione.
Queste teorie sono state illustrate da Szabo con la pubblicazione di “Smart Contracts: Building Blocks for Digital Free Markets” nel 1996; proprio questo testo ha rappresentato una delle colonne portanti della logica del moderno commercio elettronico.
È però vero che se il concetto di Smart Contract attualmente funzionante è legato ad idee sviluppatesi negli anni ’90, l’idea originale di un “contratto intelligente” risale ad un periodo ancora antecedente.
Circa attorno alla metà degli Anni ’70 (con una denominazione differente) si è infatti sviluppato il concetto che ha portato ai contratti intelligenti.
Questa “forma embrionale” di Smart Contract si basava sulla necessità di gestire l’attivazione o disattivazione di una licenza di determinati software gestendola con una chiave digitale che permetteva il funzionamento del software solo se il cliente aveva pagato la licenza in questione e ne cessava il funzionamento alla data di scadenza; in pratica la parte degli Smart Contract veniva coperta da questa chiave digitale.
Nel campo delle criptovalute, gli Smart Contract, hanno visto le prime applicazioni solo negli ultimi anni, quando nel 2015, il giovane programmatore Vitalik Buterin fondò Ethereum, basando le transazioni della sua piattaforma su questa nuova forma contrattuale.
Come funzionano gli Smart Contract
Il funzionamento reale degli Smart Contract parte da basi fisiche; questi contratti hanno infatti, comunque bisogno di un supporto legale al momento della loro stesura.
Superata questa fase iniziale, la fase attuativa dei contratti si smarca completamente dagli intermediari (per esempio lo studio legale) passando interamente nelle mani degli sviluppatori che si occuperanno di fornire tutte le garanzie necessarie alle parti coinvolte, garantendo che il codice con cui è stato scritto il contratto non possa essere modificato, certificando le modalità di lettura e controllo dei dati inerenti contratto e transazione.
Spesso queste garanzie vertono principalmente sul fornire la migliore copertura possibile per la gestione di enormi moli di dati
Gli Smart Contract devono essere redatti perfettamente in ogni loro fase per fornire all’utente il migliore servizio possibile; sia nel momento della stesura “cartacea”, sia nella gestione di eventuali anomalie più legate alla parte informatizzata del contratto in essere.
Ovviamente, essendo questa nuova forma di contratto in continua evoluzione, si sta cercando di individuare delle soluzioni alternative al ruolo delle persone fisiche, smarcandosi sempre di più dalla contrattualistica classica; esperti del settore, come il sito Blockchain Technologies, prevedono infatti che gli smart contract si evolveranno fino a raggiungere la forma di un ibrido cartaceo/digitale, dove i contratti verranno verificati tramite la blockchain e comprovati da una una copia fisica.
Sul piano prettamente funzionale, tutte le operazioni e transazioni vengono sempre svolte pubbliche e mostrate nella piattaforma di blockchain, con transaction fees, dipendenti dalla potenza computazionale richiesta, ma mai troppo gravose.
Si basano su un linguaggio denominato “Turing-complete”, utilizzato principalmente da Ethereum; allo stesso tempo Ethereum non è l’unica piattaforma di blockchain ad utilizzare gli Smart Contract.
Questi possono essere infatti elaborati anche su altre piattaforme, come:
- Bitcoin: con una capacità di elaborazione di documenti però limitata.
- Side Chains: con questo nome si intendono tutte le piattaforme blockchain con funzionamento simile a quello di Bitcoin, ma offrono migliori funzioni quando si tratta di elaborare i contratti.
- NXT: una piattaforma di blockchain pubblica, con al suo interno una selezione di template creati appositamente per gli smart contract.
Sulla piattaforma Ethereum la scrittura del codice e l’elaborazione degli smart contract è completabile solo tramite il pagamento Ether (i token proprietari della piattaforma).
I numerosi dubbi legati agli Smart Contract
Gli Smart Contract permettono di scambiare denaro, proprietà, titoli o qualsiasi altro bene in modo trasparente, eliminando la necessità di rivolgersi a un intermediario legale.
Proprio per questo quando si è iniziato a parlare di Smart Contract il primo pensiero è stato quello di considerarli una minaccia al lavoro di avvocati e notai; questa paura non si sta però dimostrando vera, e probabilmente, come tutte le trasformazioni, sarà solo necessario un cambiamento nelle consuetudini alle quali sono abituate queste figure professionali, proiettandole verso un futuro più tecnologico, con smart contract standardizzati.
Esistono però ulteriori dubbi; la tecnologia rimane fallibile, cosa accadrebbe quindi nel caso si presentasse un bug di sistema o problematiche di codice?
Con un contratto tradizionale, la risoluzione migliore sarebbe quella di passare per vie legali, principalmente in tribunale; con la blockchain si pone uno scenario completamente diverso e il contratto dovrebbe essere eseguito a prescindere.
La stessa problematica potrebbe porsi in casi opposti, dove la legge arriva prima degli Smart Contract (per esempio la confisca da parte delle autorità di un immobile prima della data di inizio del contratto affitto) creando una difficile commistione.
È completamente differente, invece, il caso in cui l’utente non disponesse di sufficiente denaro per pagare la transazione, in questo caso l’operazione verrebbe automaticamente bloccata senza creare debito nei ledger (o libri mastri) del sistema.
Ovviamente gli sviluppatori provano continuamente a fornire delle soluzioni, ma casi del genere al momento dissuadono molte persone.
La fiducia negli Smart Contract è ben riposta
Se gli Smart Contract necessitano di conoscenze sicuramente più avanzate di quelle che possono bastare per il trading di criptovalute, è perché si tratta di una componente intrinseca del sistema della blockchain, che comunque non rappresenta una campo adatto a tutti.
Proprio per questo motivo, riporre fiducia in questa forma contrattuale resta la cosa giusta da fare, mentre lasciarsi dissuadere da alcune problematiche legate a casi limite è un errore.
La sicurezza rappresentata dagli Smart Contract è imprescindibile per la crescita del mercato delle criptovalute, e l’esempio virtuoso rappresentato da Ethereum dovrebbe bastare per far comprendere l’importanza di questi contratti e la loro efficacia.
Gli Smart Contract verranno implementati sempre di più sia nel mercato delle monete virtuali, sia in altri mercati più legati a beni materiali; gli Smart Contract sono il futuro, ed è estremamente difficile che si fermi il loro continuo adattamento alle difficoltà presenti nei mercati moderni.