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La PAROLA che fa paura ai mercati crypto. Semi crollo per Bitcoin & co. dopo discorso Jerome Powell

Jerome Powell ha paura di una certa parola. Ma pur non pronunciandola, i mercati correggono.
3 mesi fa
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Jerome Powell torna a parlare in pubblico, da Chicago e in un evento non ufficiale – o meglio – che non è parte degli interventi dallo scranno di Federal Reserve e i mercati crypto accusano un piccolo colpo, all’interno di una giornata completamente dominata dalla noia. Noia che però era grasso che colava, per dirla con una metafora assai rozza ma efficace, perché nel frattempo i mercati USA vivevano un’altra giornata di passione e di rossi diffusi.

Il piccolo colpo, in parte già rientrato, subito dalle criptovalute è dovuto più a quello che Jerome Powell non ha avuto il coraggio di pronunciare che a quanto abbia detto. Per una buona parte dell’intervento infatti JPow sembrava essersi portato gli stessi identici appunti delle ultime uscite pubbliche: fedeli al mandato di Fed, siamo in una buona posizione, economia e mercato del lavoro forti, qualche preoccupazione (ma non troppo) per l’inflazione.

A turbare il sonno degli astanti e degli investitori sono state però le prime indicazioni di qualche possibile difficoltà: i due mandati di Fed potrebbero entrare in conflitto (vedremo più avanti cosa significa). E questo non piace a nessuno.

La parola che Jerome Powell non vuole pronunciare

È stagflazione, una parola che è stata accennata in passato da qualche giornalista di quelli bravi che vengono invitati alle conferenze stampa del FOMC e che aveva fatto perdere, allora, l’atavica calma a Jerome Powell. Ora però, pur senza pronunciarla mai, ci fa riferimento.

I mandati di Federal Reserve potrebbero presto entrare in conflitto, il che vuol dire che potrebbe esserci da un lato la necessità di tagliare per aiutare l’economia e dall’altro la necessità di tenere la barra dritta perché la lotta all’inflazione non è stata ancora vinta. Una situazione incresciosa, che sui manuali di economia prende il nome di stagflazione, ovvero prezzi che continuano a salire e invece crescita economica negativa o stagnante.

È il peggior quadro possibile come ci siamo detti nelle ultime settimane, pur credendo abbastanza nell’operato di Jerome Powell. La cosa ancora più triste, che trasformerebbe Jerome Powell in una sorta di eroe tragico shakespeariano, è che non sarebbe neanche colpa sua.

Federal Reserve si è comportata bene, dice tra le righe. I problemi arriva dalla faccia fiscale della medaglia e se vogliamo anche politica. Politiche su immigrazione e dazi potrebbero spingere sull’inflazione e al tempo stesso ridurre la produttività del sistema USA. E per chi sa fare 2+2…

Bitcoin e crypto hanno reagito nell’unico modo che conoscono gli asset di rischio, seppur fondamentalmente recuperando buona parte di quanto avevano perso. Bitcoin è sotto di circa l’1% rispetto all’ora in cui ha iniziato a parlare Powell, Ethereum è messa poco peggio, Solana invece tiene.

PIL? Crescita in calo nel primo trimestre

C’è stato anche spazio per parlare dei primi dati sul PIL che Fed ha già visionato. Sono in calo rispetto al mese precedente, cosa che si aspettavano tutti, data la concomitanza di due eventi: l’incertezza dovuta ai dazi e anche un maggior quantitativo di ordini dall’estero, per anticipare i suddetti dazi.

Dovremo aspettare ancora un po’ priva di avere un dato definitivo. Le previsioni di Fed Atlanta però sembrerebbero essere fortunatamente un po’ troppo pessimiste rispetto alla situazione effettiva.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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