Arthur Hayes, che non è nuovo a previsioni molto bullish su Bitcoin, ha confermato al Token2049 la sua previsione su Bitcoin: 1.000.000$ per singolo token, sfruttando la necessità degli USA di tornare a politiche monetarie espansive.
A creare il contesto perfetto per Bitcoin su prezzi del genere già entro il 2028, ci sarebbero le condizioni attuali dell’economia USA – a partire dal suo incredibile debito pubblico e finendo su performance economiche che andranno a deteriorarsi anche a causa delle politiche commerciali di Trump.
Questo anche se non dovesse ripartire la stagione dei tagli ai tassi di interesse, cosa della quale, aggiungiamo noi, probabilmente non si parlerà prima del prossimo giugno (e forse non prima di luglio).
Arthur Hayes, bullish a 1.000.000$
La previsione è semplice: Bitcoin a 1.000.000$ entro il 2028, ovvero da qui a tre anni. Nessun ciclo bearish, dunque, e nessun pattern riprendendo quelli passati. Ci sarebbero le condizioni per vedere Bitcoin decuplicare il suo prezzo.
Condizioni che sono tutte di carattere macro: gli Stati Uniti non possono permettersi manovre lacrime e sangue in termini di politica monetaria – e anche se non dovessero intervenire sui tassi (Powell non sembra essere di quell’intendimento). SI potrebbe infatti intervenire tramite iquantitative easing a immettere liquidità su mercati che presto ne avranno bisogno.
La narrativa di Hayes si innesta su altre sue convinzioni già prodotte in passato, a partire da un’insostenibilità del debito USA che è evidente a tutti e che porterà di dritto o di rovescio a una monetizzazione dello stesso.
I dati che possiamo aggiungere
Ci sono altri dati che possiamo aggiungere all’analisi di Arthur Hayes, a partire dalle aspettative dei mercati per l’incontro del FOMC del prossimo giugno. Si tratta non del prossimo incontro (quello ci sarà a maggio), ma di quello che potrebbe arrivare con dati che indicherebbero già una recessione.
I mercati prezzano già al 65% circa tagli per l’incontro del 18 giugno. Al 60,3% sono prezzati tagli di 25 punti base, e poi al 4,8% invece tagli di 50 punti base (che però sono una combinazione di chi prezza 25 a maggio e 25 a giugno).
Altra questione da aggiungere: l’intervento del DOGE guidato da Elon Musk per ora non sembrerebbe aver scalfito granché la spesa pubblica degli Stati Uniti, nonostante sia stato presentato in pompa magna e nonostante ogni atto di plateale sforbiciata (vedi quella di USAID) sia stato battuto sui social secondo per secondo.
Oggi i dati sul PIL
Oggi alle 14:30 ci saranno i dati sul PIL USA riferiti al primo trimestre del 2025. Dati che ci aiuteranno a capire in quali condizioni si trova l’economia USA che ha già iniziato a reagire a dazi che – almeno in parte – sono stati rinviati.
Questo dato è forse più importante di quello sull’inflazione – preoccupazione passata in secondo piano, per ovvi motivi, tanto in Europa quanto negli USA.
Venerdì poi ci sarà un altro dato importante, quello sulla disoccupazione. Waller, FED, lo ha definito il dato più importante, perché sarà un peggioramento dei dati sull’occupazione eventualmente a aprire le porte a tagli ai tassi. A parlare però, in questo caso, è un membro del FOMC piuttosto dovish, ovvero più aperto ai tagli rispetto alla media.