Home / Bitcoin come RISERVA degli STATI: è davvero una GRANDE IDEA? Forse no, e ti spieghiamo perché

BTC STATI

Bitcoin come RISERVA degli STATI: è davvero una GRANDE IDEA? Forse no, e ti spieghiamo perché

Tutti si lamentano perché si sta andando a rilento con le riserve... statali di Bitcoin. Ma è davvero un male?

La questione riserve Bitcoin statali sta tenendo banco almeno dall’elezione di Trump. In realtà gli appassionati più svegli ne parlano almeno da quando El Salvador ha avviato il suo programma di acquisti di $BTC, ritenuto da molti appassionati come la migliore delle scelte possibili per uno stato.

El Salvador però ha una situazione molto particolare in termini di politica e sovranità monetaria – e anche in quel caso almeno una parte degli appassionati ha storto il muso, ritenendola un’ingerenza eccessiva da un lato – e un cattivo modo di gestire la cosa pubblica dall’altro.

Almeno tra i nostri lettori, sembra che si propenda nettamente per il sì: gli stati dovrebbero accumulare Bitcoin. Ma è davvero una scelta giusta? Ci sono diversi pro e diversi contro che forse, prima di formarsi un’opinione informata, sarebbe il caso di analizzare e anche discutere.

Le riserve di uno stato: oro e Bitcoin?

Il grosso degli stati possiede, direttamente o indirettamente, riserve di oro. È ritenuto dagli albori dell’umanità la riserva di valore per eccellenza e per un periodo non breve della storia dell’umanità ha fatto anche da rappresentante della potenza di uno stato.

Così come il grosso delle cose umane, anche questa attenzione per l’oro è frutto di una allucinazione collettiva. L’oro – al netto dei voli pindarici di chi vi vede un valore intrinseco – ha valore perché tutti credono che abbia valore, e nulla più. No, non sono gli utilizzi industriali dell’oro (che rappresentano una parte modesta della domanda)

Altra cosa, prima di passare al caso Bitcoin: esistono stati – vedi il Regno Unito – che hanno ridotto sensibilmente le loro riserve d’oro senza che sia arrivata l’Apocalisse sui loro lidi e senza che i cittadini, fondamentalmente, ne risentissero. Questo per dire che anche sulla necessità di conservare grandi quantità d’oro, si potrebbe discutere per giorni senza venirne a capo.

  • L’idea di El Salvador

Per avere una discussione su ciò che sta davvero accadendo sul tema riserve in Bitcoin vale la pena sgomberare il campo anche da quanto è accaduto a El Salvador.

El Salvador continua a accumulare Bitcoin

Sotto la presidenza di Nayib Bukele, il piccolo stato centro-americano si è trasformato in alfiere di Bitcoin, sfruttandone la popolarità anche in termini di turismo. Una parte rilevante di chi oggi conosce (e frequenta) il paese lo fa direttamente o indirettamente anche per il suo impegno con Bitcoin.

El Salvador – nonostante scontri con il Fondo Monetario Internazionale – continua a accumularne. Da qui però a pensare che sia una buona cosa oppure che lo possa essere per altre realtà, c’è una differenza enorme, che dovremo cercare di colmare con il ragionamento, per quanto possibile.

Cosa dovrebbe fare uno stato

Anche qui si potrebbe discutere per settimane. C’è chi crede – e sono tanti tra i bitcoiner – che non dovrebbe fare nulla. E c’è chi crede che dovrebbe invece fare tutto e trasformarsi in una sorta di padre (e padrone) dei destini dei suoi cittadini. In mezzo centinaia se non migliaia di possibili sfumature.

Si potrà convenire però che, almeno fino a quando questa particolare organizzazione esisterà – in termini finanziari dovrebbe occuparsi di:

  • Rendersi credibile sullo scenario internazionale, almeno per gli impegni presi;
  • Stabilizzare per quanto possibile la valuta: senza una valuta stabile cadono a ruota possibilità di produrre, di risparmiare e dunque di investire;
  • Avere riserve – dal momento in cui decide di entrare a gamba tesa anche nel commercio internazionale, che garantiscano la possibilità per i suoi produttori di vendere e acquistare dall’estero senza grossi problemi;
  • Gestire, possibilmente da adulto, le sue finanze – e questo riguarda anche la gestione dell’esposizione debitoria;
  • Mettersi al riparo da possibili ritorsioni degli altri stati, anche in campo finanziario.

Sull’ultimo tema – e questa non è una difesa delle loro scelte – hanno sperimentato già qualcosa di importante i paesi nemici degli Stati Uniti. In ultimo la Russia, che è stata di fatto espulsa dal grosso dei circuiti finanziari globali, con grande nocumento per le proprie imprese, per statali o private che siano, o comunque con difficoltà importanti a condurre commerci internazionali (basti guardare alla continua polemica con l’India per la valuta da utilizzare). In questi casi, inutile dirlo, avere oro a tonnellate serve a poco. Possiamo utilizzare per pagarlo – come stati – eventualmente. Ma l’oro ha un problema aggiuntivo rispetto a Bitcoin: anzi due, custodia e trasferimento. Ma non sarà questo il punto di questa discussione.

Bitcoin meglio dell’oro per gli stati?

Potrebbe esserlo: è divisibile facilmente, i canali attraverso i quali viene spostato sono (relativamente) neutri (o almeno lo sono per ora) e ha già un discreto status finanziario.

Gli stati cercano dell’oro anche inattaccabilità: c’è una probabilità alta che la Cina stia continuando a accumulare oro proprio perché teme, in campo finanziario – di poter subire la stessa sorte della Russia.

Bitcoin ha un altro vantaggio rispetto all’oro: è (quasi?) impossibile da sequestrare, se non appunto tramite hack o tramite consegna volontaria delle chiavi da parte del legittimo possessore.

In un mondo dove anche gli asset degli stati sono oggetto di potenziale sequestro, non è un vantaggio da poco.

Se questa dovesse essere la questione, probabilmente gli stati farebbero bene a “assicurarsi” con una dotazione anche minima di Bitcoin. È liquido, è divisibile, è facile verificarne l’autenticità, è sempre più accettato, è neutrale.

Probabilmente però i vantaggi potenziali di un accumulo di Bitcoin da parte degli stati iniziano e finiscono qui.

Bitcoin per ripianare il debito pubblico

È il cuore della proposta della Senatrice Cynthia Lummis, che sta portando avanti negli Stati Uniti una proposta di legge che porterebbe gli USA a comprare, nel corso degli anni, fino a 1.000.000 di Bitcoin (che ai prezzi attuali vorrebbe dire una cifra prossima ai 100 miliardi di dollari).

Nella sua comunicazione si fa sempre riferimento al debito pubblico USA di 36.000 miliardi di dollari, con Bitcoin che finirebbe per svolgere il ruolo di tappabuchi.

L’idea è semplice: compri Bitcoin come stato federale, accumuli, aspetti che il prezzo vada magicamente su.

O più in breve, un governo federale che fa trading – o comunque investimenti in asset puramente finanziari – allo scopo di ripianare un giorno il debito pubblico mostruoso che è stato accumulato.

Per quanto sembrerà ai più una buona idea, chi vi scrive non è esattamente convinto che agli stati debbano essere permessi investimenti puramente finanziari – se non con formule in stile fondo sovrano. Questo perché mentre un fondo sovrano finirebbe per ricavare denaro da investire da altri… investimenti o asset statali (vedi il caso del petrolio per i paesi del Golfo ma anche per la Norvegia), un accumulo in stile Lummis vorrebbe dire tassare i cittadini per finanziare investimenti, dall’esito tra le altre cose incerto.

Non la migliore delle idee: perché se poi si dovesse partire con Bitcoin, perché non so dovrebbe fare lo stesso con altri asset? E siamo sicuri che sia il modo corretto di procedere?

Di dubbi dovrebbero essercene molti – e, in ultimo e lasciando poi la discussione ai nostri lettori sul nostro Canale Telegram – c’è un modo invero più semplice per contenere il debito pubblico. Spendere meno dei soldi delle generazioni future.

Iscriviti
Notificami
guest


1 Comment
Più votati
Più nuovi Più vecchi
Inline Feedbacks
View all comments
Klaus Marvin
Klaus Marvin
23 giorni fa

Erano gli anni ’90 e mio zio che lavorava come direttore in una banca consigliava molte persone oltre che a investire in CCT che all’epoca rendevano il 14% annuo, di investire anche in oro comprare monete o lingotti contro il suo interesse ma per risposta otteneva “L’oro non vale nulla” ma lui sosteneva che i benefici se li vedranno a lungo termine, diceva, “compratelo per i vostri figli o per quando sarete in pensione “custodisco in cassaforte ancore delle monete che aveva acquistato mio padre all’epoca e poi ne ho acquistate anche io circa dieci anni fa” Mio zio è in pensione e ogni tanto vado a trovarlo e parliamo oltre che del più e del meno anche di Bitcoin e dell’oro. Ha 83 anni ma ha ancora buona memoria e mi raccontava che molte delle persone a cui aveva consigliato l’oro all’epoca ora stanno acquistando lingotti e monete, si ora che l’oro è ai massimi e secondo lui stanno facendo ugualmente bene a patto che siano consapevoli che ora non lo stanno facendo per loro ma per i loro eredi. E’ probabile che sarà lo stesso anche per Bitcoin solo che a differenza dell’oro Bitcoin è un asset che arricchirà sia i padri che i figli e i nipoti.