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5 FATTORI X per capire dove andranno Bitcoin, crypto e mercati azionari: SETTIMANA DI FUOCO anche per gli USA

Jerome Powell, geopolitica, Congresso e Donald Trump: è una settimana di FUOCO per i mercati.

Arrivano due dati che avrebbero potuto sconquassare i mercati USA e invece non lo hanno fatto. Sono i due indici di S&P Global su manifattura e servizi, che producono dei numeri che sono tutto sommato in linea con le aspettative. Crisi, ancora una volta, rimandata, in quella che sarà un’era che ricorderemo tutti come l’era della navigazione a vista, senza che siano (quasi) mai arrivati dati che abbiano dato una direzione netta al mercato.

Bitcoin rimane tutto sommato – dopo un’apertura delle borse USA relativamente pimpante – dov’era durante la sessione mattutina europea. Un buon segnale dopo il grande sconquasso del weekend che aveva fatto preoccupare i più. Tuttavia ci sono almeno 5 questioni che andranno analizzate per capire cosa potrebbe succedere questa settimana, in particolare sul fronte macro (ma non solo).

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5 fattori macro e geopolitici per seguire (e possibilmente anticipare) la settimana Bitcoin e crypto

Siamo in una fase piuttosto particolare per quanto riguarda il mondo crypto e Bitcoin. Mentalmente (e in termini di volumi) si sta per entrare in una fase estiva. Meno esposizione, meno trading di breve e nel complesso meno attività. Non un male, dopo una prima fase dell’anno piuttosto concitata e che avrà fatto salvare i nervi a tanti. Tuttavia, spesso anche l’immobilità dei mercati è fonte di stress. E per chi si sta agitando per troppa calma, ci sono diverse questioni che potrebbero trovare sfogo proprio in questi giorni e nelle prossime settimane.

Geopolitica: non dire gatto se non ce l’hai nel sacco

Era un proverbio molto apprezzato dal Trap – e noi lo facciamo nostro. È vero che la situazione sembrerebbe essere almeno sulla carta meno gigante di come la stavano descrivendo i giornali. È altrettanto vero però che di questioni irrisolte ce ne sono diverse. E che dovremo pertanto continuare a seguire almeno due filoni.

Il primo è quello mediorientale, che ha in genere un effetto più importante sui mercati, dato che impatta direttamente sul prezzo del greggio. La situazione non è ancora risolta – e ci sarà tutto uno spettro di possibili reazioni che vanno dalla scaramuccia all’attacco a tutta forza.

Da continuare a seguire, per quanto oggi i mercati abbiano dimostrato di essere “poco” preoccupati.

Arriva il dato più importante sull’inflazione, venerdì

La settimana che si è aperta oggi si chiuderà con i dati sul PCE. Sono i prezzi che devono fronteggiare i consumatori e per questo Fed ritiene questo indicatore il più importante per valutare a che punto siamo nel ritorno al 2%, ovvero verso il target.

Le aspettative vedono un leggero ribasso rispetto al dato precedente, cosa che sarebbe un buon segnale, se non fosse che le ultime proiezioni di Fed vedono comunque un rimbalzo nei prossimi mesi.

Sarà un dato decisivo sul breve, ma non troppo sul medio e lungo. Fed ha già le sue proiezioni e non baderà troppo al dato che arriverà venerdì. Tuttavia i mercati, soprattutto venerdi, faranno finta di dimenticarsi di questa… particolarità.

Powell parla al Congresso

Anche questo sarà un appuntamento importante, ma non perché al Congresso si prenderanno decisioni, ma perché Powell dovrà affrontare un’assemblea ostile e che con ogni probabilità porterà avanti il piano di Donald Trump, ovvero quello di esercitare tutte le pressioni politiche possibili affinché i tassi vengano abbassati.

JPow ha dato ampia dimostrazione di voler tenere la barra dritta – e di non voler ascoltare le urla e gli insulti che arrivano dalla Casa Bianca. Sarà però messo sotto torchio – e chissà se non cercherà di difendersi apparendo più dovish. Un Powell più dovish, ovvero più aperto ai tagli di quanto lo sia stato durante l’ultimo FOMC – potrebbe essere un viatico positivo per i mercati. E dunque aiutarli proprio prima del fine settimana.

ETF: i numeri di oggi saranno importanti

Li sapremo soltanto domani, ma saranno comunque molto importanti, perché ci faranno capire cosa hanno fatto i grandi investitori dopo l’attacco degli USA all’Iran e come hanno considerato Bitcoin.

Un Bitcoin che durante la sessione USA si è tenuto tutto sommato su livelli uguali a quelli sui quali aveva aperto alle 15:30. Avranno venduto? Avranno comprato? Non servirà granché per aiutare il prezzo, ma piuttosto per capire che tipo di considerazione hanno i mercati tradizionali per BTC. È o non è diventato già una sorta di oro digitale verso il quale rifugiarsi?

Hormuz, ma non solo

Da Hormuz non passano soltanto il 20% dei barili di petrolio che si spostano ogni giorno, ma anche gli interessi della Cina, dei paesi del Golfo e in ultimo di noi “occidentali”. L’evoluzione – ovvero vedere se l’Iran cercherà o meno un’autentica azione di disturbo – sarà importante per capire quanto a lungo dovremo rimanere con il fiato sospeso.

Almeno in termini di potenziali impatti sui mercati da parte di un conflitto che era inaspettato e che sta causando non pochi problemi politici anche all’interno degli USA.

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