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La criptovaluta di Facebook spaventa le istituzioni americane

Da quando si è cominciato a parlare di Libra, il progetto di Facebook per creare una sua criptovaluta, si è già discusso molto di quali potrebbero essere le implicazioni per il settore crypto in generale. Il governo americano, da parte sua, è invece perplesso per altri motivi. E questa volta non parliamo di possibili schemi piramidali, di attacchi da parte di hacker, non parliamo nemmeno di quanto possa essere valido il progetto: il problema è infatti la privacy, argomento che notoriamente il Congresso ha preso a cuore dopo lo scandalo di Cambridge Analytica.

In una lettera aperta di giovedì scorso, il Committee of Banking, Housing and Urban Affairs ha chiesto al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg maggiori delucidazioni sul progetto. Questa volta le istituzioni agiscono dunque prima ancora che l’idea si trasformi in realtà, dimostrando un certo tempismo.

Delucidazioni importanti

Il comitato ha scritto a Zuckerberg a nome del Senato degli Stati Uniti, dimostrando quindi l’importanza della lettera aperta. Prima di tutto, viene chiesto espressamente di fornire dettagli su quali dati sensibili Facebook avrà a disposizione dopo l’adesione degli utenti al progetto. In particolare viene chiesto se l’azienda disporrà di un sistema per archiviare ed elaborare dati in merito al rating creditizio delle persone, in merito alla loro situazione economica in generale o semplicemente quali forme di privacy potrebbero essere violate da Libra.

In secondo luogo, il Congresso parla apertamente del Fair Credit Reporting Act, chiedendo al fondatore del popolare social network in che modi potrebbe essere violato dal suo progetto. Parliamo, dunque, di un comitato istituzionale che si informa su quali sono le violazioni di legge ipoteticamente “programmate” da una criptovaluta che ancora non esiste: una situazione singolare, che testimonia come il dialogo tra istituzioni ed innovazione debba passare attraverso un’evoluzione che porti le prime a comprendere meglio la seconda.

Il Fair Credit Reporting Act è un atto federale in cui vengono date disposizioni valide per tutti i 50 Stati Membri degli USA. Contiene disposizioni in merito alla sicurezza, giustizia e privacy delle informazioni dei risparmiatori. Sarebbe dunque molto strano che la risposta di Zuckerberg ammettesse che il progetto è in contrapposizione con quanto sancito da uno degli atti più importanti del diritto bancario americano.

Tra incomprensione e pubblicità

Da una parte è evidente che il governo di qualunque nazione sia stato eletto sulla base di temi caldi dell’agenda politica, come l’economia o i rapporti diplomatici e la disoccupazione. Questo significa che effettivamente le persone che occupano una posizione in Parlamento non devono necessariamente conoscere i meccanismi di funzionamento tecnici di una criptovaluta, che sono in effetti piuttosto complessi.

Dall’altra parte non si può fare a meno di notare quanta agitazione ed incomprensione si venga a creare nel dialogo tra realtà dell’economia decentralizzata ed istituzioni, non soltanto negli Stati Uniti. Nei prossimi anni, la speranza è quella che le democrazie più sviluppate creino comitati appositi per gestire queste faccende, in modo tale da avere dei rappresentanti formati nello specifico sull’argomento ed in grado di portare avanti al meglio il dialogo con le realtà private. Per il momento, sicuramente il fatto che Facebook faccia parlare della sua criptovaluta anche ai più alti livelli governativi è sicuramente fonte di visibilità per il progetto Libra, un elemento positivo in mezzo a tanta confusione.

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