Wall Street sa qualcosa su Bitcoin che anche gli investitori con i trascorsi più importanti nel settore ignorano? I numeri fatti registrare dagli ETF negli ultimi due giorni – qui quelli di ieri – raccontano di un appetito per Bitcoin tornato ai massimi storici, dopo una fase non esattamente brillante.
Mentre i retail continuano ad essere relativamente spaventati e il prezzo di BTC a subire compressioni proprio durante la sessione USA, è il tempo di farsi qualche domanda. Senza complottismi, ma semplicemente analizzando quello che sta avvenendo.
Partendo dai numeri, dalla situazione attuale di Bitcoin di breve periodo ma anche dalle prospettive che questo asset può avere sul medio e lungo, tenendo conto del crescente interesse da parte di soggetti che, soltanto 1 anno fa, erano un miraggio.
Chi è che compra Bitcoin – e perché Wall Street si è esposta così tanto
Dietro quanto sta avvenendo a Wall Street in termini di acquisti di Bitcoin – indirettamente tramite ETF, c’è certamente o quasi qualcosa che non abbiamo ancora indagato a fondo. Ed è qualcosa che riguarda forse più l’America che i mercati finanziari nel loro complesso.
- In Europa l’ETP/ETN di BlackRock su Bitcoin fatica
Fatica rispetto ai numeri fatti registrare negli USA, non rispetto all’ampiezza del mercato europeo e all’attenzione che il Vecchio Continente ha per questo tipo di prodotti. Al 23 aprile il fondo di BlackRock su Bitcoin venduto in Europa ha accumulato soltanto 155 milioni di dollari.
È circa un ventesimo di quelli più capitalizzati, che sono però arrivati molto prima, anche se offrono in media delle commissioni più elevate. Ci sono diverse spiegazioni per quanto è avvenuto in Europa: come abbiamo detto sopra, l’appetito per questi prodotti da parte degli investitori europei è certamente inferiore a quello degli investitori americani. E tra gli istituzionali che volevano esporsi verso BTC, in tanti hanno già deciso di accasarsi in uno dei tanti ETP che sono disponibili da tempo nel mercato europeo.
- Bitcoin l’Americano
Dopo l’elezione di Trump è ragionevole associare i destini di Bitcoin a quelli degli Stati Uniti. È stata promessa una riserva, sulla quale però non si hanno aggiornamenti da tempo, è stata promessa maggiore apertura e di tutta risposta l’UE sembrerebbe avere tutta l’intenzione di alzare il livello dello scontro anche sul tema Bitcoin.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ritiene l’apertura degli USA a Bitcoin e crypto più pericolosa dei dazi stessi. Non è tutta farina del suo sacco: è opinione invero assai diffusa ai piani alti della politica (monetaria e non) dell’Unione Europea.
È anche per questo motivo forse che gli investitori americani guardano a Bitcoin con minore diffidenza rispetto agli europei.
- Continuano accumuli importanti
Sta di fatto che negli USA si continua a accumulare Bitcoin su ritmi elevati. Ieri sono entrati oltre 900 milioni di dollari, segno che l’appetito è tornato e che anche a fronte di modesti rimbalzi dell’azionario, la corsa verso questo tipo di asset continua. Corsa che è stata interrotta soltanto durante la flessione dovuta principalmente ai dazi, ovvero in concomitanza dell’allontanarsi dai massimi di BTC.
Gestore | Inflow del 23 aprile |
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iShares BlackRock | 643 milioni di dollari |
Fidelity | 124 milioni di dollari |
Ark | 129 milioni di dollari |
Grayscale BTC | 29 milioni di dollari |
Bitwise | -15 milioni di dollari |
VanEck | 5,28 milioni di dollari |
Sono dati che dovranno essere confermati durante la giornata di oggi, possibilmente anche in controtendenza eventualmente all’andamento dell’azionario. Sembra però evidente la differenza di velocità tra Europa e USA. In una sola giornata, ieri, è entrato negli ETF USA il 500% di quanto entrato in un mese intero nell’ETP su Bitcoin di iShares.