Qualche anno fa se avessimo pensato a Bitcoin quotato sopra i $100.000, lo avremmo sicuramente immaginato affiancato da un’attività on-chain florida. Invece, come riportato dalle analisi di Glassnode e The Block, pare che l’utilizzo del network crittografico sia sempre più marginale, soprattutto per i piccoli utenti che preferiscono passare per altre chain alternative. Questo dato diverge fortemente rispetto a quanto registrato nei precedenti cicli di mercato, dove a prezzi spot elevati seguiva una certa trazione nelle transazioni e nelle commissioni di rete.
Che sta succedendo? Nessuno usa più Bitcoin? Ormai è tutto in mano a BlackRock e Strategy mentre i pesci piccoli stanno uscendo progressivamente? In realtà, cari lettore, la situazione è ancora sotto controllo, anche se evidentemente si sta verificando qualche cambiamento strutturale, che merita di essere approfondito. Lo vediamo qui di seguito.
Transazioni del network Bitcoin in picchiata: che succede?
La media mobile a 7 giorni delle transazioni registrate sulla blockchain di Bitcoin ha toccato il suo valore più basso degli ultimi 18 mesi, scendendo fino a 316.000 tx durante la scorsa settimana. Si tratta di un calo significativo se pensiamo che ad ottobre 2024 la rete aveva sfiorato il livello di 700.000 operazioni on-chain. Tra il 2023 ed il 2024 c’era stato un trend complessivamente rialzista della metrica, che aveva stimolato la ripresa dei prezzi della criptovaluta dai minimi del bear market precedente. Invece nel 2025 il traffico del network ha visto una forte contrazione, evidenziando un uscita da parte di un segmento del pubblico.
In particolare sembra che la flessione si sia verificata da metà 2024, subito dopo il calo della febbre speculativa per i protocolli nativi di Bitcoin, Runes ed Ordinals. Questi esperimenti sono stati molto seguiti lo scorso anno poiché hanno introdotto un nuovo standard per creare “artefatti digitali” simili NFT e token non fungibili partendo dalle inscriptions sui singoli sats. Dopo un boom di interesse iniziale però, sono stati abbandonati per dare spazio ad altri protocolli ed incentivi presenti su Ethereum e su altre chain.
Quanto appena asserito lo possiamo verificare comodamente osservando l’indicatore “BTC: Monetary vs Non-Monetary Transactions”. Secondo quanto emerge, da fine 2024 in poi c’è stata un grande riduzione delle operazioni non monetarie, ossia quelle relative ai Runes che incorporano dati come Taporoot ed utilizzano il campo OP_RETURN. Invece il numero di quelle monetarie, ossia inerenti ai semplici trasferimenti di valore da un indirizzo all’altro, è rimasto pressoché stabile con una solida base di partecipazione.
Grande divergenza rispetto ai vecchi cicli: scendono drasticamente le fees del network
Rispetto ai cicli del 2017 e 2021, l’attività on-chain su Bitcoin appare leggermente più spenta, non solo in termini di transazioni ma anche sulle commissioni di rete. Storicamente l’aumento del costo delle fees è stato un segnale chiave di una rete congestionata, ovvero sovraccarica di transazioni. Questo accadeva nei momenti di intensa attività economica, quando gli utenti movimentano grandi volumi di BTC, facendo salire la competizione per lo spazio nei blocchi e quindi il prezzo delle fees per avere la priorità dinanzi ai miners.
Negli ultimi mesi, invece, pare si sia verificata una grande divergenza rispetto a tali dinamiche: mentre il prezzo di Bitcoin continuava a salire superando la vetta dei $100.000, i guadagni dei miners sono diminuiti. Questa anomalia dipende in parte dal calo delle transazioni di cui abbiamo parlato poco fa, e più precisamente dall’uso più modesto dei protocolli Runes ed Ordinals. Considerate infatti che a maggio 2024, nella fase più carica di questo movimento odiato dai maxi, le commissioni di rete giornaliere erano 20 volte maggiori rispetto quelle attuali. Ai tempi si parlava anche di mempool intasata e di forte congestioni del network.
Anche l’indicatore Fee Revenue Multiple (FRM), che confronta il rapporto tra le ricompense totali dei miners ( block reward + fees) e le sole commissioni di transazione, evidenzia un’attività on-chain sorprendentemente tranquilla con Bitcoin sopra i massimi del vecchio ciclo. È chiaro che manca qualcosa rispetto agli anni passati, qualcosa che proviene però dal basso, dalla parte degli utenti retail, ancora assenti da questa bull run.
Bitcoin continua ad essere utilizzato dai grandi players: volumi on-chain forti ed attività sui derivati in crescita
Chi invece presiede la chain con le unghie e coi denti sono le grandi entità che continuano ad utilizzare Bitcoin per il suo scopo originale, trasferire valore in maniera trustless. Se guardiamo alla chart “BTC: Relative Transfer Volume Breakdown by Size”, possiamo notare che la maggior parte del volume on-chain è oggi dominata da trasferimenti di grandi dimensioni, superiori al controvalore di $100.000. Pensate che a novembre 2022 questo genere di trasferimenti rappresentava il 66% del volume complessivo di rete mentre oggi ha raggiunto la soglia dell’89%.
Ciò significa che solo l’11% del valore scambiato on-chain è minore di $100.000. Addirittura dal 2022 ad oggi la quota di questa coorte di è praticamente ridotta di 3 volte, mostrando una tendenza dove l’attività di rete è sempre più dominata da players di alto valore economico.
Aggiungiamo anche che negli anni, molta carne sul fuoco si è spostata off-chain, attorno agli strumenti finanziari offerti dagli exchange centralizzati e dai broker di scambio. Il volumi di trading spot sono rimasti elevati negli anni, così come quelli futures che hanno anche visto un grande boost durante l’attuale ciclo. Complessivamente il volume off-chain risulta tra le 7 e le 16 volte maggiore rispetto a quello on-chain. Questo dato riflette la maturazione complessiva di Bitcoin, che . mentre viene sempre più legittimato come asset class dalle borse tradizionali, trova spazio all’interno di strumenti più accessibili anche per un pubblico non tecnico.