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DOLLARO A PICCO: crisi sui MERCATI valutari. Bitcoin e crypto possono approfittarne così!

Trump contro Powell: Dollaro a Picco. Bitcoin ne approfitta, ma per quanto?

Un dollaro mai così debole da tre anni a questa parte. Il valore della principale valuta mondiale sta subendo gli attacchi, per quanto indiretti, del presidente degli USA Donald Trump. Indiretti, perché in realtà il principale bersaglio delle sue filippiche è Jerome Powell, presidente di Fed colpevole di non aver abbassato, su richiesta, i tassi di interesse.

La questione sta avendo una rapida escalation: dopo il niet secco di Jerome Powell durante l’ultimo meeting del FOMC, Donald Trump starebbe valutando la possibilità di annunciare la propria scelta per il prossimo presidente di Fed in anticipo. Non è chiaro cosa ci sia, per ora, nella mente di Trump: Powell ha infatti ancora 11 mesi di mandato ed è piuttosto pacifico in dottrina che non sia nei suoi poter rimuoverlo anzitempo. Una situazione che può avere delle ripercussioni importanti anche su Bitcoin e crypto – che analizzeremo nel corso di questo approfondimento.

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Dollaro ai minimi da 3 anni: DXY a picco

Il primo dato interessante riguarda il DXY. È un indice che viene ricavato dal confronto tra dollaro e un paniere di altre valute e che è la migliore fotografia della forza del dollaro a livello internazionale. Le scaramucce di cui sopra, che vanno avanti da tempo e che si sono intensificate di nuovo nel corso delle ultime 24 ore, sono le principali responsabili del chiaro calo che viene registrato dal grafico.

Quali scaramucce? In realtà la situazione è più complessa di come la raccontano i giornali italiani.

  • Trump può rimuovere Powell?

No, non sembrerebbe essere questo il punto, benché sul tema oggi sia tornato a interrogarsi anche Bloomberg. Secondo la dottrina, non sarebbe facile. C’è la Section 10 che indica che i presidenti di Fed possono essere rimossi, seppur sia necessaria una giusta causa. Giusta causa che la dottrina stessa ha individuato in comportamenti molto gravi, oppure in un abuso di potere. Entrambe questioni inesistenti per quanto riguarda Jerome Powell.

C’è poi, sempre secondo quanto registra Bloomberg, che renderebbe una tale mossa pressoché inutile. Jerome Powell non potrebbe essere rimosso dal vertice del FOMC, che è la riunione che indica i tassi di interesse da applicare negli USA. E quindi anche una rimozione di Powell, ammesso e non concesso che sia possibile, non sortirebbe gli effetti sperati per Powell.

  • Il governatore ombra

Ci sarebbe una seconda alternativa, più politica e ancora più incerta. Trump, come ha lasciato intendere di voler fare nelle ultime ore, potrebbe già individuare il futuro Presidente di Federal Reserve. Non entrerebbe subito in carica, ma soltanto al termine del mandato di Jerome Powell. Sarebbe però una sorta di governatore ombra in grado di esercitare importanti pressioni. Ed è probabilmente questo l’esito più probabile tra quelli sul tavolo – e al tempo stesso quello che fa maggiormente paura ai mercati. Mercati che hanno scaricato, come è evidente dal grafico che abbiamo allegato, il dollaro.

  • Non è una guerra a senso unico

Sebbene con il suo solito savoir faire e con atteggiamenti evidentemente diversi da quelli della Casa Bianca – Jerome Powell in realtà sta rispondendo al fuoco come puo. Lo sta facendo con frecciatine per addetti ai lavori, che passano da critiche non-critiche della politica fiscale e dal ripetere il pubblico che il grosso dell’incertezza che stanno affrontando i mercati dipende, in larga parte, dai dazi.

Dazi che sono ancora incerti, che per molti degli analisti sono stati annunciati con modalità tanto inusuali quanto improvvide e che però i mercati sembrerebbero aver dimenticato.

Bitcoin e crypto: come e perché sono coinvolte?

In primo luogo la buona performance di Bitcoin in termini di prezzo è molto meno… allettante se vista in Euro. In altre parole: Bitcoin sta salendo contro il dollaro più per una debolezza del dollaro che per meriti propri. Questo almeno per quanto riguarda eventuali letture di breve periodo, che riguardano le ultime ore di scambi.

L’andamento del DXY

Ci sarebbe poi da fare un discorso enormemente più vasto: siamo proprio sicuri che questa non sia l’ennesima riprova del fatto che un denaro emesso automaticamente e con regole fisse non sia la migliore delle alternative a disposizione dell’umanità? E forse, come dice Paolo Ardoino, anche dei robot e dell’AI con i quali dovremo fare i conti a breve?

Il denaro fiat più solido che esiste, il dollaro, sta dimostrando di non poter rispecchiare la reputazione che si è guadagnato nel corso degli ultimi decenni. E se non può farlo il dollaro, come possiamo aspettarci che lo facciano le altre valute?

Un dilemma che alberga già nei cuori e nelle menti di tanti appassionati, investitori e semplici sostenitori del mondo Bitcoin e crypto.

Lo strano caso delle stablecoin

È in questo complicato contesto che deve essere letta anche l’enorme fretta che Donald Trump ha di far approvare le leggi sulle stablecoin negli USA Non saranno la panacea di tutti i mali, ma la diffusione e la rispettabilità del dollaro possono essere sostenute con maggiore facilità se si lascerà spazio a Tether e Circle per l’emissione di più stablecoin, per la loro integrazione nei sistemi di pagamenti e anche, cosa più importante, anche presso i gestori classici come Mastercard.

Per tanti una scelta corretta, per altri una stampella che invece non sarà in grado di sostenere il dollaro per sempre. In Europa intanto, come è noto, le cose stanno andando diversamente. Tanto in termini di tassi – con BCE che è stata molto più aperta ai tagli negli scorsi mesi – sia in termini di spazio che si vuole lasciare al mondo stablecoin.

Positivo per Bitcoin e crypto?

Dipende. Il caos economico – che comunque al momento ancora non c’è – non è mai un buon segnale per chi si muove sui mercati. E quindi almeno dal canto nostro eviteremo di tifare per un disastro che però, vale la pena di ricordarlo, per ora esiste soltanto sui giornali.

Intanto gli occhi sono puntati sul prossimo FOMC. Sarà il 30 luglio, e almeno per ora – dato che Fed prevede un rimbalzo dell’inflazione – difficilmente indicherà dei tagli. Una situazione che sarà causa di ulteriore escalation dello scontro. E che potrebbe dunque preoccupare il dollaro ancora di più.

Non sembra ci siano motivi, per ora, per essere bullish sul dollaro. Se si taglia, il dollaro va giù. Se non si taglia, almeno con questi presupposti, avremo un dollaro che va comunque giù a causa dell’importante scontro politico che si sta consumando. Ma le cose – come sanno bene gli investitori più scafati – possono cambiare rapidamente.

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